Ricordi della peggiore squadra di sempre della Serie A

Siccome questo non è un romanzo giallo ma un blog post, vi anticipo direttamente di che squadra stiamo parlando: l’Ancona 2003-2004. Questi sono alcuni ricordi (alcuni personali), a distanza di 16 anni, di quella che fu una squadra a dir poco disastrosa.

Precisazione: quell’Ancona è stata la peggior squadra della Serie A a memoria mia, in pratica degli ultimi 20 anni (al momento di scrivere ho 28 anni). Premettendo innanzitutto che la scelta della peggiore squadra è una valutazione soggettiva, questo vuol dire che l’Ancona 2003-2004 non è necessariamente stata la peggiore squadra di tutti i 118 campionati del più bel campionato del mondo (anche questa è una valutazione soggettiva), ma penso che tra gli appassionati della Serie A non ci sia dubbio che sia stata tra le 2 peggiori squadre di sempre. Nel caso ve lo steste chiedendo, l’Ancona si si contende questo poco ambito titolo con il Brescia 1994-1995, allenato tra gli altri da Luigi Maifredi, un genio (sarcasmo, nel caso non fosse chiaro) che riuscì a non qualificare la Juve alle Coppe Europee nel 1990-1991, impresa poi ripetuta da un altro genio sempre di nome Luigi (Delneri) 20 anni dopo (nel caso non si fosse capito, sono Juventino e quella ferita è ancora aperta).

L’Ancona è il classico esempio di neopromossa che conduce un campionato che chiamare disastroso è un eufemismo. Le premesse per questo tipo di campionato disastroso sono state ben riassunte in questo post di l’Ultimo Uomo (uno dei miei blog preferiti), e tra le più importanti ci sono ovviamente una rosa mediocre fatta di un mix di giovani di scarse promesse e giocatori anziani all’ultimo contratto della carriera, una serie di esoneri inutili data la qualità della rosa, un’imbarcata (almeno 0-4, ma “peggio è meglio”), uno stadio inadeguato, un mercato di riparazione improbabile, e dulcis in fundo un fallimento societario. Non è necessario spuntare tutte queste caselle per assistere a una retrocessione storica, ma l’Ancona spuntò tutte queste caselle, una per una.

La rosa di quella squadra era un misto di giovani di scarse promesse (l’unica eccezione fu il poi campione d’Europa con l’Inter 2009-2010 Goran Pandev, che infatti l’anno dopo passò alla Lazio), giocatori dalle qualità molto dubbie (se non inesistenti), e giocatori anziani al tramonto della carriera (tra cui Dino Baggio, Maurizio Ganz, e Darione Hubner, quest’ultimo ad onor del vero capocannoniere della Serie A due anni prima col Piacenza) che non avevano più neanche 30 minuti, figurarsi un intero campionato, nelle gambe. In soldoni, una squadra assortita non male, di più. Per non parlare del fatto che in tutto il campionato ci furono 46 (!!!) giocatori in rosa, in pratica 4 squadre intere (di cui almeno due secondo me avrebbero fatto fatica, molta fatica, anche in Serie C1). Praticamente durante il mercato di riparazione invernale l’organico venne completamente stravolto, confermando ancora una volta che quella squadra non avesse un progetto, né a breve né tantomento a lungo termine, e nessuna idea chiara sul come volesse condurre il campionato (sul disastroso mercato di riparazione invernale tornerò dopo), tranne il voler retrocedere.

Io sono dell’idea che non servano grandi campioni, giovani promesse, o giocatori di esperienza, per una squadra scarsa per salvarsi tranquillamente. Serve solo una squadra ben assortita, un gruppo coeso, e soprattutto un bravo allenatore che sappia creare il giusto cocktail da tutto ciò. L’esempio lo abbiamo sotto gli occhi con l’Hellas Verona di quest’anno e il suo allenatore Ivan Jurić, una squadra dove i singoli sono scarsi, ma l’organico è ben assortito e l’idea di gioco del mister chiara. Ecco l’altro problema, il mister. L’Ancona di quell’anno esonerò prima dell’inizio del campionato l’artefice della promozione Gigi Simoni (passato a miglior vita qualche settimana fa, RIP mister) per prendere Leonardo Menichini. Mai sentito questo nome? Non mi sorprende, la sua unica esperienza da allenatore in prima precedemente era stato con il Riccione nel campionato di Serie C2 1990-1991, guarda caso terminato con la retrocessione. Sostituire Simoni con Menichini mi sembrò, allora come adesso, una scelta scellerata e senza alcuna logica.

Sul campo le prestazioni della squadra furono veramente indecorose. Basti pensare che fece 13 punti, frutto di 2 vittorie, 7 pareggi, e 25 (!!!) sconfitte (era l’ultimo anno della Serie A a 18 squadre, formato al quale tornerei volentieri, se non addirittura a 16 squadre). Forse la sua migliore prestazione fu una sconfitta per 2-3 contro la Juve di Lippi. In pratica le perdeva tutte. Retrocesse con 6 (!!!) giornate di anticipo in una domenica di inizio Aprile 2004, dopo aver perso di nuovo con la Sampdoria. La cosa ironica fu che le sue uniche due vittorie (contro Bologna ed Empoli) le ottenne dopo la retrocessione, anzi in generale sembrò giocare molto meglio dopo la retrocessione (forse non avendo più nulla da perdere la squadra riuscì a tirare fuori quel minimo di potenziale che aveva?). Di sopra ho scritto del disastroso mercato di riparazione invernale. Confermo quanto scritto di sopra, riguardo un mercato che vide l’arrivo di oltre 20 giocatori che insieme non ne facevano uno buono, tra cui Mário Jardel che solo 4 anni prima vinceva la Coppa Uefa col Galatasaray e faceva quasi 60 gol l’anno col Porto (numeri da Messi), ed ora arrivava nelle Marche con minimo 20 kg di trippa in più, tanto che ad Ancona se lo ricordano praticamente solamente per aver salutato la curva sbagliata (quella del Perugia) nella sua partita di esordio (in sua difesa entrambi i colori di Ancona e Perugia sono bianco e rosso). Insomma, quel mercato parlava da sé. E ovviamente sul campo non cambiò praticamente nulla, con l’Ancona che continuava a perdere praticamente ogni Domenica, fatta esclusione qualche risultato impronosticabile e inspiegabile (se non come una pura fluttuazione statistica) come lo 0-0 contro la Roma di Capello.

C’è un aneddoto che ricordo benissimo e che darà l’idea di quanto scarsa fosse quell’Ancona. Quell’anno facevo le medie e per la prima volta feci il fantacalcio (con quattro persone che chiamerò con i loro veri nomi ovvero Riccardo, Giacomo, Daniel, e Marco). Avevamo la regola che a ogni giornata ognuno poteva prendere un singolo giocatore in prestito, o da un altro concorrente (scambiandolo per una giornata con un giocatore dell’altro), o tra i giocatori “svincolati”, ovvero che non fossero nella rosa di nessuno. Forse potete immaginare già cosa succedeva ogni Sabato quando facevamo le squadre per il weekend. Puntualmente ognuno cercava di farsi prestare (=accaparrarsi) gli attaccanti che avrebbero giocato contro l’Ancona. Non importava se questi fossero attaccanti scarponi che non segnavano neanche a pagarli, perché l’Ancona sembrava fugere da toccasana che faceva tornare a segnare anche i cadaveri.

Ad esempio, se l’Ancona giocava contro il Lecce era una lotta ad accaparrarsi Chevantón (che, per la cronaca, avevo in rosa io), se giocava contro l’Empoli si provava a prendere Rocchi o Di Natale, se giocava contro il Parma si provava a prendere Gilardino (prenderlo sarebbe stata una buona idea in ogni caso quell’anno), e se giocava contro il Chievo si prendeva in prestito uno scarparo come Cossato che, neanche a dirlo, nessuno aveva in rosa. E puntualmente questo funzionava. Riccardo, che quell’anno vinse il fantacalcio, aveva in rosa Shevchenko. Per intenderci, quello fu l’anno che Shevchenko vinse il Pallone D’Oro, e il Shevchenko di quell’anno era un mostro, ogni palla che toccava era o assist o gol. Ebbene, questo me lo ricordo come fosse ieri, per la 22a giornata che prevedeva Udinese-Ancona e Lazio-Milan, Riccardo mi propose uno scambio Fava-Shevchenko. Manco a dirlo io accettai lo scambio e ci persi perché Fava fece gol contro l’Udinese, mentre Shevchenko rimase a secco contro la Lazio in una partita che risolse l’eterno Ambrosini. Insomma l’Ancona di quell’anno era veramente una squadra dal livello imbarazzante, e sono sicuro che avrebbe faticato tantissimo anche in Serie B. A fine anno la squadra ovviamente arrivò ultima e fallì, ripartendo dalla Serie C2. Attualmente gioca in Eccellenza col nome di Unione Sportiva Anconitana Associazione Sportiva Dilettantistica.

Diverse squadre tentarono di emulare l’Ancona negli anni a venire, e se devo fare la mia personale classifica delle altre peggiori squadre della Serie A a memoria mia, abbiamo: il Pescara 2012-2013 (squadra imbarazzante e inadeguata dopo aver ceduto Verratti, Insigne, e Immobile, e allenata da allenatori ancora più imbarazzanti come Stroppa e Bergodi - Bucchi lo salvo); il Treviso 2005-2006 (meriterebbe veramente un capitolo a parte ma non me la sento neanche di martorizzare troppo questa povera squadra che venne ripescata all’ultimo in Serie A e dovette allestire una squadra all’altezza in fretta e furia - cosa che comunque riuscì all’Ascoli quello stesso anno); il Pescara 2016-2017 (ne riparlerò a breve), e il Benevento 2017-2018 (che con 14 sconfitte nelle prime 14 giornate, interrotte solo dal famoso gol del portiere Brignoli al 95’ contro il Milan, ce la stava mettendo veramente tutta per fare meno punti dell’Ancona, anche del Benevento ne riparlerò a breve).

Per le ultime due (Pescara 2016-2017 e Benevento 2017-2018) la differenza rispetto all’Ancona è che almeno queste due squadre giocavano discretamente bene. Il Pescara di Oddo (idem con Zeman dopo l’esonero di Oddo), pur non facendo risultato neanche a pagarlo, giocava un gioco d’attacco interessante ed avvincente ed aveva in rosa giocatori discreti e tecnici come Benali, Caprari, e Cristante. Ai punti fece quasi peggio dell’Ancona se non peggio: 18 punti di cui 3 a tavolino contro il Sassuolo e 3 in un inspiegabile 5-0 al Genoa, quindi sul campo 15 punti contro 13, ma bisogna tenere conto che quel Pescara giocò un campionato a 20 squadre (quindi 4 partite in più rispetto all’Ancona). Ma dal punto di vista del gioco quel Pescara a me non dispiaceva, per niente. Idem il Benevento dopo l’arrivo di De Zerbi, che si tolse qualche soddisfazione e giocava un bel gioco d’attacco. Questo dimostra che in Serie A un approccio troppo “belgiochista”, per le squadre piccole che non se lo possono permettere, non funziona (lo dimostra ancora una volta la retrocessione dell’Empoli 2018-2019 di Andreazzoli), l’unico esempio funzionante è forse quello dell’Empoli 2014-2015 di Sarri (non è un caso se poi un allenatore del genere non se lo siano lasciati sfuggire rispettivamente Napoli, Chelsea, e Juve - anche se su Sarri alla Juve avrei molto da ridire, ma questo lo lascerò per un altro post).

Quell’Ancona non era nulla di tutto ciò, non provava né a mantenere un approccio pragmatico, né a perdere facendo bel gioco. Era troppo scarsa per provare a salvarsi con qualsiasi approccio. Ripensarci dopo tanti anni mi fa sorridere, con un filo di nostalgia, al pensiero di quella strana accozzaglia di giocatori di dubbio valore, e al mio primo fantalcalcio. Penso che passeranno tanti anni prima di vedere una squadra così scarsa cavalcare i campi della Serie A. Se mai ne vedremo una.